"Aumenta la sensibilità delle piccole e medie imprese verso la comunicazione, ma la cultura aziendale non è ancora matura: emergono carenze nell'ambito della pianificazione, della struttura dedicata e del budget con prevalenza di un atteggiamento “tattico” in un'ottica cost-oriented. Sono i principali risultati della ricerca “L'attività di comunicazione delle Pmi in Italia”, commissionata da Unicom (Unione nazionale delle imprese di comunicazione) a Tns-Abacus sulle attività intraprese dalle aziende italiane nel rapportarsi sia con le altre imprese che con il pubblico."
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"Tra le principali attività di comunicazione svolte dall'azienda, il sito Internet aziendale (61%), l'allestimento di cataloghi e listini (50%), e la partecipazione a fiere (46%). Quest'ultima voce è anche lo strumento di comunicazione ritenuto più importante (24%)."
"Nella maggioranza dei casi, però, la pubblicità è avvertita come un optional da legare al successo del momento e alla salute del bilancio, senza una programmazione a monte e soprattutto senza il coinvolgimento di addetti specializzati."
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La comunicazione, inoltre, è più spesso ritenuta un costo che un investimento e di essa viene trascurato lo studio degli effetti. Sul 33% che afferma di avere un budget per la comunicazione, solo un terzo lo definisce in base all'esistenza di un piano di marketing. E solo il 20% effettua una verifica sull'efficacia delle attività di comunicazione realizzate.
Sebbene affiori una crescente richiesta di professionalità, le Pmi ricorrono solo sporadicamente a professionisti esterni (36%), anche per la difficoltà nella delega di funzioni strategiche.
Il fornitore ideale dovrebbe essere “unico”, “dedicato”, “di fiducia” in grado di offrire un servizio integrato (client oriented vs job oriented). Tendenzialmente il fornitore preferito è locale e di piccole-medie dimensioni.
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